tag:blogger.com,1999:blog-76463982445797682872024-03-14T07:21:30.109+01:00I'm not living. I'm just killing time..SaudadeGiulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.comBlogger41125tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-68584278064772948212020-10-18T19:00:00.004+02:002020-10-18T19:00:31.869+02:00Spegniti prima che puoi <p> La rabbia dei vent'anni che volgono al termine e l'incertezza del futuro e la paura del passato, la consapevolezza di essere invecchiati senza essere cresciuti, senza aver mai vissuto davvero. La lista di cose che rimpiangi di non aver mai fatto, che non hai mai potuto fare, la voglia di farle e la consapevolezza che si è troppo vecchi per farle ora. Il peso degli anni, gli acciacchi, le rughe, i farmaci e gli effetti collaterali, la stanchezza del corpo, dello sguardo, nel sorriso, nell'animo.</p><p>Sono stanca, ho sonno. </p><p>L'amara consapevolezza che il tempo perso non te lo ridarà mai nessuno, men che mai il tempo che ti è stato rubato. E ora i treni che non hai potuto prendere, gli arei che ti sono volati sulla testa e su cui avresti voluto volare, ormai sono andati, completamente spariti dai radar. E chissà dove ti avrebbero portato. </p><p>Gli amici che si sposano, quelli che partono, quelli che muoiono. Quelli che ti hanno ferita, quelli che hai ferito tu. Quelli che non ti hanno mai capito, e quelli con cui non hai nemmeno bisogno di parlare. Quelli che sono cresciuti, cambiati, che hanno preso il volo, e tu che attonita li guardai brillare. Persone che sono cimiteri dei tuoi sogni infranti, così lotani da sembrare irrealizzabili con lo sguardo di oggi. </p><p>Tutte le volte in cui avresti voluto gridare, e non lo hai fatto. Tutte le ferite che hai finto di non avere. lo stoico silenzio sostanziale di una logorrea torrenziale. Un peso che ti comprime il petto da una vita, e non sai cos'è. O meglio, lo sai, ma hai paura ad ammetterlo: sei tu. Il tuo peso nel petto, sei tu. Il tuo rimpianto più grande, sei tu. Il rimorso di cui più ti vergogni, sei tu. </p><p><br /></p><p>Voglio un passato migliore. </p><div><br /><br /><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/j-M0hWpV0YQ" width="320" youtube-src-id="j-M0hWpV0YQ"></iframe></div><br />Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-8915158099595014862020-07-23T08:14:00.000+02:002020-07-23T08:14:20.209+02:00La foglia d'alloro <div style="text-align: left;">
una foglia d'alloro dipinta nel vento</div>
<div style="text-align: left;">
l'odore di mare serpeggia nel vento</div>
<div style="text-align: left;">
boccioli di rose appassiscono al sole</div>
<div style="text-align: left;">
il sole cocente di mille parole</div>
<div style="text-align: left;">
parole che sanno di malva e di sangue</div>
<div style="text-align: left;">
il sangue rappreso di un cuore che langue</div>
<div style="text-align: left;">
e langue annoiato da mille pensieri</div>
<div style="text-align: left;">
pensieri che ballano nel mare di ieri</div>
<div style="text-align: left;">
il mare che ora ruggisce tempesta</div>
<div style="text-align: left;">
tempesta che rugge e distrugge funesta</div>
<div>
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
</div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-62941844602483987602020-06-29T09:26:00.001+02:002020-06-29T09:26:30.976+02:00E se ti tarpano le ali.. E se ti tarpano le ali, tu scappa, scappa via, e corri più forte che puoi.<br />
E se ti tagliano anche le gambe, arranca fino alla prima ferrovia e prendi il primo treno che passa, non importa quali fermate faccia.<br />
E se ti pugnalano nel mezzo del cuore, tu ama, ama più forte, e ama te stessa, ama la vita e la libertà, ama l'alba e ama la notte, ama l'aria che vuoi respirare e ama tutto ciò che non hai, e amalo più forte.<br />
E se ti chiudono in gabbia, sogna con tutto il cuore che ti rimane, perché sai che si smette di essere liberi solo quando si perde la forza di sognare, di crederci veramente. E tieni sempre a mente, che chi ti ha chiuso in gabbia lo ha fatto perché libero non è stato mai.<br />
Nemmeno di amare.<br />
Nemmeno di amare sé stesso.<br />
Nemmeno di amare la vita.<br />
Nemmeno di amare gli altri.Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-34098275887299550682020-06-05T04:06:00.002+02:002020-06-05T04:08:28.318+02:00Il demone e la bambina È un dolore che non passa, come un'ombra perenne sul cuore. Costa tanto poter guardare in faccia certi demoni e dire loro "vi conosco".
C'è una bambina che piange su una sedia, che abbraccia la sua bambola e canta bisbigliando delle vecchie ninna-nanne. E c'è un demone che le gira attorno, come un avvoltoio su una carcassa, e intanto affila i coltelli, e stringe i nodi delle corde. C'è una bimba che piange per terra e si stringe ai suoi giochi, e si rannicchia, mentre il demone si scaglia su di lei. Piccola, inerme, rannicchiata. Con una bambola stretta fra le braccia.
E ora quel demone è un lupo, quel demone è lo sguardo di un passante, è una sberla, è lo sguardo di sé stessa attraverso il freddo dello specchio.
E ora quella bambina è una donna piena di sogni interrotti, conosce i suoi demoni, li guarda negli occhi, ci parla, ogni tanto ci balla pure. E ora quella bambina è una donna che ogni tanto scrive. E scrive, per lenire il dolore della bambina che era. E scrive, per dire a quella stessa bambina "non aver paura, io sono qui". Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-83652778627588878612020-05-18T21:28:00.002+02:002020-05-18T21:28:37.954+02:00E se a togliere i colori fossero proprio le ambizioni? Ché a fare pace son sé stessi si perdono le armi e la pazienza, mentre le ferite che ti porti dietro da una vita fanno amicizia con i tuoi demoni, e si nascondo dietro la tenda, e tu sai che sono lì perché vedi le punte dei loro piedi. Rimangono lì, pronti a saltar fuori quando tenterai di nuovo di aprire la finestra.
E forse non andrà mai per il verso giusto, forse non lo troverai mai nemmeno il verso giusto, o forse semplicemente non c'è un verso giusto. Forse c'è solo un cassetto pieno di desideri scaduti che ormai sono diventati ricordi dolorosi e illusioni lontane. Forse c'è solo un cassetto di rimpianti che ogni giorno si riempie un poco di più. I rimpianti però non hanno una data di scadenza, sono un po' come dei pezzi di antiquariato ben tenuti: più invecchiano e più prendono valore. E tu stai lì a lucidarli, perché hai sempre misurato te stessa col metro dei tuoi fallimenti, e brillare, se possibile, ti spaventa ancora di più.
<br />Ed è proprio così, che le ambizioni tolgono i colori.<br /><br />https://youtu.be/edCHWH7PdmA<br /><br />Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-87680233856820321512018-07-03T15:52:00.002+02:002018-07-03T15:52:29.861+02:00Drunk in dark poems, #1<br />
The cracks inside turn deeper<br />
And you just can't help falling between them<br />
And that's ok, that's the only thing your're good at.<br />
That's what you'll always do.<br />
Keep smiling.<br />
Keep breathing.<br />
<br />
Keep (un)living.Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-35411786600816027882018-07-03T15:08:00.001+02:002018-07-03T15:08:22.012+02:00Reietta<br />
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Vedi scorrerti la vita
davanti, assieme ai mille fantasmi di chi saresti potuta diventare,
di come sarebbero potute andare le cose, assieme all'ombra, pesante,
di come sono andate veramente. E sono andate veramente male. La fuga
non è un'opzione, non questa volta. Non ha funzionato, non
funzionerà mai: non smetterò mai di dire che non si può fuggire da
se stessi, da un ego contorto e autodistruttivo, non si può fuggire
da quel moto oscillatorio che va dall'autodistruzione
all'autoesaltazione.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Ora non hai più nulla, se
non un deserto, attorno a me, inaridito dal fuoco di mille rimpianti
ed errori, scusanti e giustificazioni misere. Ad un certo punto nella
vita arrivi a capire che il tempo che passa non te lo restituisce
nessuno, e che il tempo continua a passare anche mentre sei lì che
ti arrovelli il cervello per cercare di capire dove stai andando,
dove vorresti andare, e come. E sei lì a guardare le lancette
dell'orologio, mentre non vuoi restare eppure non sei nemmeno pronta
a partire. Restare, che senso ha? Partire, per dove? Quando? A che
pro? Non ne vale veramente la pena. Sei in un limbo fatto di un
uragano di indecisioni e insicurezze e frustrazioni, e il risultato è
solo uno, lo stesso che raggiungi da una vita: l'autodistruzione. Del
sé, dei propri sogni, dei propri obiettivi. Non avere più nulla in
mano, non avere nessun punto di riferimento, e ammettere, per la
prima volta, di averne un disperato bisogno. Avere come unico
obiettivo nella vita quello di trovarsi un obiettivo: paradosso
squallido, eppure così reale da poterlo toccare, e sentirsi sempre
ai margini del mondo.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<i>Reietta. </i><span style="font-style: normal;">Non
è la parola corretta, ma è l'unica che mi viene in mente. </span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Palahniuk
diceva che quando non si ha più niente da perdere si è liberi: io
mi permetto di dissentire. Quando non hai più niente da perdere
significa che ormai hai perso anche la forza di sentirti libera,
perché anche sentirsi liberi comporta un certo sforzo, cioè quello
di andare avanti. Ed è uno sforzo che non sono più tanto sicura di
potermi permettere. Non si è mai veramente liberi se non si è
felici, e non si è mai veramente felici se non si ha qualcosa che ci
spinga ad andare avanti. E quando la mattina ci si alza con degli
obiettivi, la posta in gioco si alza. Si è liberi davvero quando si
ha tutto da perdere e tutto da vincere allo stesso tempo, perché
quando ormai hai perso tutto sei intrappolato nelle sabbie mobili
dell'esistenza e non hai nemmeno i mezzi per cercare di non
sprofondare. </span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">E
sprofondi. </span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Sprofondi
e non hai più il coraggio di chiederti perché, di chiederti che
alternativi hai. Ti rassegni e basta. </span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">E
sprofondi. Perché è ciò in cui eccelli, ciò che sei più brava a
fare: svenderti alla miglior angoscia, al miglior dolore. </span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Sprofondi.
</span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Nella
profonda e perfetta consapevolezza che a mettertici in quella
situazione sei stata tu e tu soltatno, e ti sei magistralmente
circondata di scuse e di giustificazioni più o meno vere, più o
meno plausibili. </span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">Sprofondi
nel più totale disprezzo di te stessa. E ricominci ad odiarti,
inesorabilmente più di prima. Ricominci a farti promesse che sai già
che non sarai in grado di mantenere e che non manterrai, per il
sottile e sadico piacere di farti male, di ferirti e vedere il sangue
colare. Perché non hai mai fatto altro, non hai mai voluto veramente
altro, se non questo: l'autosabotaggio. </span>
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-style: normal;">E
hai paura a chiederti ad alta voce quando tutto questo finirà,
perché sai già qual è la risposta, ma non hai il coraggio di
pronunciarla ad alta voce, perché sarebbe l'ennesima conferma di ciò
che già sai: non sei nessuno. </span>
</div>
<br />Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-26390296868937387942018-03-19T16:37:00.002+01:002018-03-19T16:37:41.900+01:00Un rifugio, una foto, qualche ricordo e mille macerie. <br />
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Succede che una sera di
queste, di ritorno da un concertino live in acustico, capisci che la
felicità e la tristezza non sono due poli contrapposti, due lati
distinti di una stessa medaglia, ma possono, talvolta, miscelarsi e
dar vita a sfumature proprie, ibride.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Succede che una sera come
queste ti senti il cuore triste, pesante e leggero, e allora scrivi,
perchè scrivere è il tuo rifugio, il tuo nido, è una madre
affettuosa, la carezza di un padre apprensivo, e scrivi, perchè
l'arte non nasce mai dalla felicità, e uno si rintana nel suo nido
solo quando fa freddo, o piove, o c'è troppo caldo e troppo sole.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
E scrivo, perchè so chi
sono eppure non mi riconosco più. Scrivo per dare voce alla donna
bambina chiusa dentro la scatola di pensieri che nascondo in un
cassetto dentro al cuore.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Scrivo di un dolore che non
passa, che rimane, di un velo di malinconia sottile che resta a
coprire il più raggiante dei sorrisi. Scrivo, perchè senza questo
non saprei dove andare.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Scrivo di un amore che
ormai manca, di un pilastro che si sgretola, che crolla come un
castello di sabbia, di ricordi mai vissuti, di certezze mancate.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Scrivo perchè in una sera
come queste succede che la mente razionale di una donna si zittisce
di fronte ai capricci e alle necessità della bambina all'interno di
essa.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Un amore che finisce è una
casa distrutta e quella bambina è lì che piange sotto alle macerie.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
E nessuno la sente.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Cosa fai quando casa tua è
distrutta?
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Ho sempre pensato di essere
un cuore nomade, una di quelle persone che non riesce a stare più di
cinque minuti nello stesso posto, una di quelle persone che una casa
non ce l'hanno e non la vogliono, non ne hanno bisogno, perchè hanno
gambe e cuore per andare ovunque. Probabilmente da qualche parte
dentro di me sono ancora così, da qualche parte ho ancora fame di
avventura, di viaggi, di scoperta.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Oggi però ho rivisto una
vecchia foto di famiglia, in bianco e nero. Era la comunione di mio
fratello, e c'eravamo tutti e quattro. L'hashtag recita "happy
family". Oggi ho capito di essere ancora una bambina, di aver
bisogno ancora di un punto di riferimento, di un trampolino di
lancio, ho bisogno di credere in qualcosa, perchè ciò in cui ho
creduto fino ad ora è una menzogna.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
La bambina capricciosa ora
urla, batte i piedi sul pavimento, rivuole indietro i suoi affetti,
le sue certezze, rivuole mamma e papà. Ma la donna che la contiene
tace e sorride con fare beffardo, perchè sa che ora non c'è più
una mamma, nè un papà. Non c'è più una casa, non c'è più
certezza, non c'è più forza, non c'è più amore. C'è solo
qualcuno da incolpare, qualcuno che le ripulisca la coscienza, che si
addossi ogni responsabilità, qualcuno da odiare per averla
spodestata dal suo angolo nel mondo.</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Quando un amore finisce, ne
rimangono solo le ceneri. E quando è così, non rimane che lasciarti
tutto alle spalle, guardare avanti e camminare. Con più
consapevolezza, con più tristezza. In fin dei conti, crescere
implica anche questo, implica il fare i conti con le delusioni, con
le difficoltà, con i tradimenti, con le menzogne, con le
non-certezze. Ed è bellissimo, per quanto tremendamente doloroso e
complesso.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
E allora così sia, andrò
avanti da sola, brancolando nel buio, cercando di mantenere sempre
vividi i ricordi felici, e mi reinventerò partendo da questo, da
questo dolore, da queste mancanze. Andrò avanti da sola, portando
nel cuore le macerie di una casa distrutta, le ceneri di un amore
finito, come una foto in bianco e nero piegata in quattro e riposta
nel portafogli.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Sempre, dentro ad ogni
passo.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
Sempre, al varcare di ogni
soglia, di ogni meta. Qualunque essa sia.
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<br />Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-63011084694645602222018-03-15T15:10:00.000+01:002018-03-15T15:10:16.675+01:00Appunti di una pendolare Mi mancava l'odore del treno, quell'odore fastidioso e pungente di plastica surriscaldata, di lieve torpore di passeggeri anonimi.<br />
Mi mancava osservare il paesaggio scorrere attraverso gli occhi trasparenti dei finestrini sporchi. Le campagne, i terreni umidi di umori invernali, alberi a volte maestosi e volte gracili, rinsecchiti, sparuti.<br />
E poi il cielo infinito nel suo imponente azzurro, e i suoi misteri di nuvole e sole. Mi mancava lo stridere dei freni, l'urlo delle vecchie rotaie arrugginite che ruggiscono ad ogni sosta e ad ogni ripartire, e poi il brusio pesante e cadenzato, lo scivolare altalenante e traballante lungo i binari.<br />
Mi mancava salire sul treno e osservare i mille volti e colori di un viaggio, di chi sale, chi scende, chi parte e chi arriva, chi legge, chi studia e chi scrive... e scrive, cercando di scorgere il mare al di là delle chiome sospese nel cielo come stormi d'ulivi.Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-11772319689044859612017-03-25T18:02:00.002+01:002017-03-27T16:38:46.419+02:00Scrittura nera, esperimenti e altra roba Salve a tutti, come vi avevo anticipato, torno qui con un nuovo contenuto.
Quello che segue è una delle tante cose che ho scritto e accantonato per mancanza di idee <i><span style="font-size: x-small;"> e altre scuse</span></i>.<br />
Praticamente dovrebbe essere un racconto, <i>pare, </i>suddiviso in capitoli, ma non sono ancora sicura di questa impostazione, fortemente suscettibile di modifiche. L'idea di base sarebbe un personaggio molto ispirato a Lisbeth Salander (se non sapete chi è siete cattive persone), scritto con uno stile fra il Palahniuk di <i>Soffocare</i>, e Strega Salamandra in crisi di astinenza da Scivolizia. <span style="font-size: xx-small;"><i>Fantabosco docet. </i></span><br />
Non è la prima volta che penso a scrivere una storia, un racconto, con un personaggio studiato, con una trama, però è la prima volta che ci provo concretamente. Sicuramente non è e non sarà mai un capolavoro della scrittura mondiale, né ha la pretesa di esserlo, però il risultato finale di questo primo capitolo scritto in un'ora e revisionato in un anno (più di un anno, in realtà) mi è sembrato abbastanza decente da poter essere pubblicato in questo calderone di stronzate che è il mio blog. E per tanto, vi auguro tanto caffè (fidatevi, servirà a non addormentarvi prima del sesto rigo) e una buona lettura.<br />
<br />
Giulia<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Ho ucciso dieci persone. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Il perché? Perché ho amato, e ancora intensamente amo, la visione del sangue colare dai loro volti, dai loro corpi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Ho ucciso dieci persone e quello che segue è la storia della mia lucida, sadica, follia. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Io, Mary Ann, in questo momento scrivo da una cella umida e sporca, si sente odore di muffa e di polvere. Da questo lato dell'istituto penitenziario non batte mai il sole e la sua luce è per me, fortunatamente, un vago ricordo. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Mi chiamo Mary Ann Laurie, figlia dell'avvocato Martin Laurie e della maestra d'asilo Lucia Minniti, coniugata Laurie. Appartengo alla classica fascia borghese, la stessa classe borghese che inorridisce quando sente al telegiornale dei delitti efferati, condanna i drogati, che schifa gli emarginati e, possibilmente, fa di tutto per relegarli nei loro pertugi sociali. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Mia madre è italiana e ha incontrato mio padre per cause fortuite in un quartiere poco turistico di New York, in cui mia madre era in vacanza con delle sue amiche; di questa storia so che le sue amiche sono quasi subito tornate in Italia: mia madre, invece, no. Io sono arrivata circa un anno dopo dal loro casuale incontro. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Quando sono nata io, i miei genitori hanno deciso che la grande mela fosse troppo caotica, che non fosse un luogo adatto per crescere una bambina, così hanno deciso di spostarsi nel Minnesota, nella contea di Olmsted, ed è questo il luogo in cui sono cresciuta. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Io, Mary Ann, sono nata il 20 aprile 1975. Sono nata da sola. Del resto, come ogni singolo essere vivente su questo pianeta. </span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Nasciamo soli. Senza volerlo, senza chiederlo. Per caso, per volontà di chi ci mette al mondo. Siamo tutti abituati ad esercitare una profonda gratitudine nei confronti di questa vita che non chiediamo; la definiamo un ‘dono’, dando alla parola ‘dono’ una connotazione positiva. La realtà è che è un’imposizione, un’eterna scalata che conduce alla morte e definire tutto questo come un bellissimo dono, altro che non è che un modo particolarmente ipocrita per indorare l’amara pillola dell’imposizione. Nasci per volontà altrui, vivi seguendo standard e canoni che non senti ti appartengono fino in fondo e muori. Nella migliore delle ipotesi, ti augurano di vivere a lungo: questo implica che ci si aspetta che tu muoia vecchia, probabilmente senza denti, attaccata ad un catetere perché non hai più nemmeno la forza nelle gambe per alzarti a pisciare. E ci si aspetta ancora che al tuo capezzale ti pianga la tua prole, anch’essa nata senza che gli sia stato chiesto il permesso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Nasci senza volerlo in un mondo che non hai scelto e muori da inerte ameba. </span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Quella che chiamano vita, a me ha sempre dato un certo senso di ribrezzo e inadeguatezza. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">La gente intorno a me sembra non cogliere questo lato del loro fottuto, bellissimo, dono che è la vita. Sembra non interrogarsi sul perché, come se per loro fosse veramente una cosa bellissima,la vita. A loro basta poter arrancare piccole manciate di palliativi che distolgano loro da questo genere di pensieri. A loro basta rimodernare il salotto con un nuovo sofà per sentirsi rinnovati o andare a mangiare giapponese per sentirsi interculturali. Palliativi. Palliativi che lasciano un senso di vacuità di cui non vogliono chiedersi nulla e che riempiono con altri palliativi. Però sono normali. Sono considerati giusti e normali e felici.</span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-size: medium;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: xx-small;">Capitolo 1:<i> </i></span><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: xx-small;"><i>Il collega</i></span></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><span class="Apple-tab-span" style="white-space: pre;"> </span>Quando ero piccola vedevo mamma sempre dopo le tre del pomeriggio, e papà nemmeno lo vedevo, gli orari in studio erano massacranti; se non era troppo tardi, lo vedevo solo quando saliva in camera mia a darmi il bacio della buona notte. Ad accompagnarmi a scuola, a farmi da mangiare, era Beverly, la mia babysitter. Era lei ad occuparsi di me, e stava con me fino al rientro della mamma. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Quando mio padre fu licenziato io avevo 7 anni. Il licenziamento di mio padre comportò un secondo impiego per mamma, e quando non ce la fecero più a pagarsi quel bell'appartamento al centro di Rochester, si spostarono in un quartiere un po' più umile, meno borghese, più economico. Mamma finì per fare la cassiera in un piccolo supermarket in un quartiere diroccato e abitato per lo più da quelle persone che schifavano tanto: prostitute, drogati, prostitute drogate e clienti drogati. Mio padre, invece, faceva il contabile presso un negozio di antiquariato che riciclava il denaro sporco derivante dai commerci di sesso e droga. Durante il periodo estivo passavo le mie mattinate dalla vicina di casa che mi accudiva per pochi dollari a settimana: la signora Geneeve Morris era una giovane donna senza figli, che si guadagnava da vivere vendendo il suo tempo a me il suo corpo agli uomini. La prima volta che andai da lei, Geneeve mi fece accomodare in salotto, mi disse che stava aspettando un <i>collega di lavoro </i>-li chiamava così i suoi clienti- e che avrebbero sbrigato alcune faccende nello studio al piano di sopra. Subito pensai che svolgesse la stessa professione che un tempo svolgeva anche mio padre e mi aspettavo che sarebbe arrivato un uomo ben vestito, con una cravatta discutibile ma tutto sommato ben annodata in gola. Arrivò un uomo con i vestiti lerci che odorava di sigarette a basso costo. Aveva le mani visibilmente sporche, gliele notai quando lasciò il suo cappello malandato sul tavolino di fronte al sofà su cui sedevo io. Geneeve accese di corsa la TV, poi prese quell'uomo per mano e insieme salirono le scale che portano al piano di sopra. Quando ebbero terminato stava per iniziare il notiziario delle undici, così girai sul canale 24, dove stavano per iniziare i cartoni. Geneeve si sedette vicino a me, in silenzio. Non la guardai bene in faccia ma ho creduto che piangesse. Questa storia si è ripetuta nei giorni seguenti, era sempre la stessa; l'unica cosa che cambiava era la persona che si presentava alla sua porta. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Un giorno, quando suonarono alla porta, la signorina Morris era ancora sotto la doccia e chiese a me di aprire e di far accomodare il suo <i>collega</i> in salotto. Così feci. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Era diverso dai suoi soliti colleghi, era il primo che non aveva i vestiti sporchi o strappati o con bruciature di sigaretta. Capii che quello era un <i>collega </i>speciale quando mi chiese se fossi in qualche modo imparentata con Geneeve. Non feci in tempo a rispondere che questo signore, che mi chiese chi fossi, ma non presentandosi a sua volta, abbassò le tapparelle e chiuse le tende della grande finestra alle mie spalle. Il salotto improvvisamente diventò buio, era illuminato solo dalla luce della tv. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Sbarrai gli occhi. Alzò la mia gonnellina rosa e infilò una mano negli slip. Poi si spogliò. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Quando fui violentata per la prima volta era un giovedì di una calda mattina estiva ed era appena iniziato il notiziario delle undici. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Nell'esatto momento in cui si iniziò a rivestire, Geneeve uscì dalla doccia. Impietrì nel vedere il suo <i>collega </i>seminudo, con il suo pene ormai quasi del tutto a riposo e sporco di sangue. Del mio, ovviamente. Non fece in tempo a tirare un urlo, che il suo <i>collega </i>le saltò addosso, strangolandola. Mentre davanti a me si consumava uno strangolamento, nel pieno delle facoltà mentali che può avere una bambina di sette anni e mezzo che era appena stata violentata, che era ancora nuda e sporca di sangue, presi il massiccio posacenere in vetro, ordinatamente posto sul tavolino, andai di soppiatto vicino a lui e lo colpii forte alla testa. Non morì subito. Rimase fortemente tramortito, intontito. Lo colpii di nuovo, lui svenne. L’esile figura di Geneeve era distesa sul pavimento, schiacciata dalla pesante carcassa rantolante del suo <i>collega</i>; era pallida in viso, aveva gli occhi sbarrati, le labbra viola. Non respirava più. Il bianco emaciato del viso esanime di Geneeve si colorava del rosso denso e macabro che grondava dalla fronte del suo <i>collega</i>, e colava sui suoi zigomi così bianchi da sembrare marmorei, sulle sue labbra schiuse.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"> Vedere il sangue del <i>collega </i>scorrere finanche nelle fessure del pavimento mi ripagò dell'aver visto il mio, scorrere lungo le mie gambe. Avevo paura. Paura di non averlo ucciso bene, così lo colpii di nuovo, e poi un’altra volta ancora, forse due. Subito dopo, con una freddezza che mi risultava così naturale da non rendermene conto -se non dopo diversi anni, ebbi lucidità a sufficienza da ripulire le impronte lasciate dai miei piccoli piedi nudi, poi andai in bagno; c'era ancora del vapore sui vetri e si sentiva ancora l'odore del bagnoschiuma alla frutta che usava Geneeve; tolsi dal mio corpo ogni traccia di quelle violenze, mi asciugai con cura e tornai a casa. Quando vennero le forze dell'ordine mi fecero qualche domanda, mi chiesero se avessi visto o sentito qualcosa, qualcuno. Appresi da loro che il <i>collega </i>aveva un nome: Vincent Johnson. Dissi loro che no, non avevo visto nulla, che ero rientrata a casa poco prima del notiziario delle undici perché volevo vedere i cartoni animati perché il canale 24 non si vedeva bene su quella vecchia tv d'epoca; raccontai che Geneeve mi disse che mi avrebbe raggiunta nel giro di pochi minuti, giusto il tempo di fare la doccia. Ovviamente, mi credettero. Come può una bambina carina, con un nome così carino come Mary Ann, dissanguare un grosso adulto con un posacenere? Il caso fu archiviato praticamente quasi subito, per mancanza di indizi. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Vincent Johnson fu la prima persona che ho ucciso. Ricordo i suoi rantolii, ricordo il suo respiro affievolirsi. Ricordo l'espressione che aveva in viso, quel viso sporco di sangue, ricordo i suoi occhi spegnersi. Ricordo nei minimi dettagli la morte di quell'uomo per mano mia. L'omicidio è come l'amore: il primo, non si scorda mai. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;">Non mi sono mai pentita di aver ucciso Vincent. Lui è stato l’inizio di una lunga, piacevole, lista. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: medium;"><br /></span></div>
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Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-40967713921424624572017-03-24T20:08:00.000+01:002017-03-24T20:08:13.943+01:00Lunghi mesi di assenza, nuovi post e altri guai. Salve a tutti, o forse solo a me, visto che questo blog lo leggevo solo io. <i>Leggevo, </i>all' indicativo imperfetto, perché col tempo e con il susseguirsi di altri <i>guai* </i>ho smesso di incularmelo bellamente io stessa. Questo, a dimostrazione di quanto sia proverbialmente (in)costante in ogni cosa che faccio, dallo studio al blog. Se non avessi ricevuto una mail incazzata da parte di AdSense credo che questo spazio sarebbe finito completamente nel dimenticatoio, più o meno come tutti gli altri trentonrdici mila spazi web curati per tre giorni e poi tristemente abbandonati per mancanza di idee.<br />
Ma questo è uno spazio libero, di scrittura libera, è uno spazio per esercitarmi, un po' una sorta di calderone in cui <i>tutto fa brodo, </i>quindi la mancanza di idee è una scusa un po' ipocrita per abbandonare uno spazio web come questo. Dunque, eccomi qui. Sono tornata per volere di Dio Google che sei nel/il Web, non so nemmeno per quanto.<br />
<br />
In questi mesi ho perso un bel po' di cose, dalle sessioni universitarie ai calzini coi pois, poi anche montagne di capelli e la speranza di rientrare nella mia bella vecchia taglia 38, ormai un lontano, nostalgico, ricordo degli ormai andati diciotto, nell'estate in cui la mia preoccupazione più grande, finita la maturità, era il come fare a sopravvivere venti giorni in una Costa Azzurra inflazionatissima con pochi spiccioli e un make-up ridotto all'osso dalle policies delle varie compagnie aeree.<br />
Come si è appena visto, non ho perso il mio innato talento nella sottile arte del divagare e di passare da un discorso all'altro senza un ben preciso nesso logico. Non ho nemmeno perso l'ironia, nè la passione per scrivere, ma credo che questo sia un po' più ostico da vedere.<br />
In questi mesi mi sono lanciata più volte in vari progetti di scrittura che sono stati interrotti, alcuni addirittura cestinati, ma non ho mai pubblicato niente con la scusa che "non è ancora finito" o "non so come continuarlo". Tuttavia, ho deciso che riprenderò a scrivere qui, in pubblica visione, non so bene come, nè cosa, nè con quale -eventuale- periodicità. Questo blog è nato come uno spazio anarchico e tale voglio che rimanga, mi astengo pertanto dal dire che da oggi sono diventata improvvisamente una persona equilibrata e migliore che quindi i miei post avranno cadenza settimanale, mensile o simili, perché ciò è completamente fuori da ogni mia intenzione. Però, con tono ammiccante e pacato, a voi che non avete di meglio da fare che perdere tempo in questo blog desolato e semi abbandonato, a voi dico che sicuramente, a breve, non so bene quando, troverete un altro post.<br />
<br />
A prestissimo, davvero<br />
<br />
Giulia<br />
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<i>*Guai: tutto ciò che concerne i miei <strike>fallimenti</strike> esami universitari e un po' di altri <strike>cazzi</strike> guai in famiglia.</i>Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-9947747813715006792015-09-27T03:25:00.003+02:002015-09-27T03:25:54.422+02:00E poi, in un giorno qualunque.. E poi, in un giorno qualunque, il destino ti prende per mano.<br />
Apre la finestra e ti mostra orizzonti più belli, fa entrare aria pulita.<br />
E poi, in un giorno qualunque, uno spilungone magrolino, con le labbra scure e gli occhi grandi, prende per mano le tue paure, fa amicizia con i tuoi spigoli. E tu, in un giorno qualunque, glielo lasci fare. E poi, in un giorno qualunque, togli la polvere da una vecchia chitarra e suoni note dimenticate da anni.<br />
<br />
E poi, in un giorno qualunque di fine agosto, una canzone ti scioglie il cuore.<br />
<br />
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=kVIIToeZfEY" target="_blank">Un qualunque giorno, da ricordare. </a><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Sarà sempre meglio</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Te l’hanno promess</u>o</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Basta il rumore di un nuovo motore</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">E diventi facile da addormentare</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Io non ci riesco</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">ma ti seguirò lo stesso</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Tutte le cose che voglio cambiare</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>se non mi muovo lo fanno da sole</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Volavo sopra le nostre case</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>non c’era nulla di eccezionale</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Non è un segreto che la terra sia una palude</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>senza di te</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Volavo sopra le nostre vite</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Non c’era nulla di eccezionale</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Non è un segreto che io sia cattivo come un bambino</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>senza di te</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Questo è lo spazio</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Che ci hanno concesso</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Ti giri e mi dici che a te può bastare</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Se è grande abbastanza per potersi sdraiare</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Io non ci riesco</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Ma ti seguirò lo stesso</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Ho mille modi per dire rischiamo</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Ma quando è il momento smetto di parlare</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Volavo sopra le nostre case</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Non c’era nulla di eccezionale</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Non è un segreto che la terra sia una palude</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>senza di te</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Volavo sopra le nostre vite</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Non c’era nulla di eccezionale</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>Non è un segreto che io sia cattivo come un bambino</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u><br /></u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><u>senza di te</u></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Piovono rane dall’alto del cielo</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">La gente in strada che dice ancora</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Piovono rane dall’alto del cielo</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;">Non voglio perderne neanche una</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><span style="font-size: x-small;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
E dagli occhi scivola via, tremando, tutto il dolore accumulato, assieme tutte la paure, le insicurezze, le batoste, le ferite, i lividi, le cadute, le botte. E poi ancora, l'odio, verso me stessa e gli altri, le delusioni, le mille, pesanti delusione. Tutta la merda, che con te non c'entra niente. E lascia spazio a nuovi respiri, a nuovi sorrisi, a nuove speranze, a dolce ottimismo, a nuove albe e nuovi tramonti, a nuova forza e a nuove difficoltà, però belle. Dolorose, ma belle. Perché, almeno questa volta, vale la pena lottare. E, cazzo, sono pronta. E non ho paura. Sono pronta a lottare contro tutti e tutto, contro la gente ottusa, contro i soldi che mancano, contro i km che invece sono tanti, contro me stessa e i miei spazi vuoti e il mio carattere di merda. Dagli occhi scivola via tutto il male e lascia spazio ad un'unica, folle, verità: ti voglio bene. </div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sarà sempre meglio.. </i></div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-17857507705681325062015-08-20T16:49:00.002+02:002015-08-20T16:49:52.004+02:00Guardami<br />
nelle rughe delle mani<br />
nelle righe sui fogli<br />
E pi parlami<br />
con l'amplificatore acceso<br />
con lo spartito fra le dita<br />
E ascoltami<br />
nei silenzi alle quattro del mattino<br />
nelle filmografie e negli scaffali saturi del tuo profumo<br />
Camminami addosso<br />
con la leggiadria di sempre<br />
Cantami<br />
con quelle canzoni tristi che tu sai<br />
di quegli occhi tristi che nascondi in un'oncia di alcool<br />
Raccontami del ragazzino indifeso<br />
e insicuro<br />
che ha spiccato il volo per diventare un uomo<br />
Parlami<br />
sempre<br />
dei pezzi di cuore che hai perso<br />
che hai buttato via dal finestrino di un treno in corsa<br />
E ora dimmi: che sapore ha la tua pelle?<br />
Quante volte hai trovato il profumo della mia nelle pagine di un libro?<br />
Piangi<br />
sulle ferite che ti ho inferto<br />
e dimenticato di curare<br />
che ora mi appartengono<br />
Respira e fammi male<br />
fino ad uccidermi<br />
piano<br />
piano<br />
pianoGiulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-12138231771628200092015-06-08T21:44:00.001+02:002015-06-08T21:44:17.625+02:00Love, Hate, Love Ad un certo punto mi ritrovo catapultata a scrivere durante la notte. Mi aggrappo ai minuti che scorrono e che vorrei si fermassero. Mi ritrovo a non riuscire a dormire, a non voler dormire, a pensare, a pensare e leccarmi le ferite. Mi ritrovo a cercare me stessa nelle mie canzoni, negli assoli e nelle melodie che ho fatto mie, per ricordare chi sono e capire chi sono diventata, chi sto diventando.
<br />
Mi ritrovo catapultata in un mondo parallelo, che paradossalmente è quello che sto vivendo in questo preciso istante, in questa stanza, in questo letto, in questo ruolo, con queste mani, con queste gambe.
<br />
<br />
Chi sono io?<br />
I pensieri frullano in mente e il nucleo di tutto è lui, è sempre lui, con i suoi occhi grandi e con le sue orecchie a sventola del cazzo, con il suo profumo che è diventato il mio, con le sue ferite che sono diventate le mie, con i dolori che semplicemente saltano fuori dal nulla, esattamente dal nulla.<br />
E bruciano. Bruciano come mai hanno fatto prima.<br />
<br />
Cerco me stessa, cerco il ricordo che ho di lui e di quel viaggio, nella voce di Plant. E’ masochismo. E’ ferirsi e godere di quel dolore, per quanto faccia male. E’ autolesionismo psicologico. È fare amicizia, di nuovo, con il dolore di sempre.
È essere l’ultima ruota del carro per libera scelta, è incontrare il disprezzo verso me stessa nell'altrui disprezzo, nell'altrui abbandono e nelle mie mancanze.<br />
È alzarsi la mattina e raccontarsi le solite bugie.<br />
Non puoi scappare da te stessa, mai. E, quando non puoi più affrontarti, sei in trappola.<br />
<br />
Cosa sei ora?<br />
Cosa, se non carcassa moribonda? Cosa, se non carne necrotica e maleodorante? Cosa, se non vermi e odore di putrefazione?<br />
L’amore di prima si è trasformato in sommessa accettazione della realtà e la sommessa accettazione della realtà si è trasformata in odio. Odio verso te stessa, verso chi eri e chi sei oggi, verso quella figura che ha cambiato forma e adesso non sai più cosa sia. Odiare e scavare nell’odio più nero, più tetro e profondo. Odiare lui, adesso, è come staccarsi la pelle dal viso e trovare un sottile piacere nel farlo.<br />
<br />
È affondare nella solita droga di sempre, nella solita voce di sempre, quella che comprende il tuo odio e non lo trova riprovevole e che, anzi, lo umanizza, lo dissacra a dimensione umana.<br />
È pressoché lampante il confine fra amore e morte e io ci sto ballando sopra in punta di piedi.
Stesa, ferma, immobile, al punto di partenza, mentre il mondo gira e va avanti.<br />
<br />
La gente si lascia e si prende in continuazione.<br />
Lui fa parte della gente.<br />
Io sono quella che medita vendetta, che cova odio, crescendo e nutrendo il mostro della morte che ho dentro. Un pungo allo stomaco, che si è dilatato estendendosi agli altri organi. Un dolore con cui non riesco più a convivere e che non riesco più a lenire, di cui non riesco a parlare e ho paura a far uscire del tutto.<br />
<br />
<span style="font-size: xx-small;"><i>Amore mio, non lasciarmi. Ti sto implorando. Prendimi con te, curami, fatti amare. Prendimi con te, prendimi per mano. Fammi sentire che odore ha adesso la tua pelle. Prendimi, ti prego, prendimi. Asciugami il viso e tampona le ferite.</i></span><br />
<br />
Quant’è facile cadere e farsi male! È così comodo rimanere ferma e lasciarsi morire, spegnersi, accettare di essere una povera stronza che ha ormai smesso di arrampicarsi e che se ne frega anche di alzarsi in piedi. È comodo farsi a pezzi e perdersi. È comodo, perché è questo ciò che sei, è così che ti senti e le cose non cambieranno mai. Mai, nemmeno dovessi campare altri cent’anni. È così facile svuotarsi, fare i conti con i propri demoni ed esserne vittima.<br />
Ormai sei in trappola. Vittima, come sei, delle tue paure, dei tuoi fallimenti, dei calci in bocca che hai ricevuto quando eri lì messa all’angolo, vittima del tuo domani incerto ed inevitabilmente compromesso, vittima dei tuoi stessi fallimenti. Vittima del male che hai fatto e di cui non ti sei pentita. Vittima, ingiustificabile, della tua propria carneficina emotiva.<br />
Ormai è finita. Hai fatto i conti con te stessa e hai prevedibilmente perso.<br />
<br />
Avete fatto l’amore in fretta e altrettanto in fretta vi siete salutati.<br />
Quando sei tornata a casa ti sei rannicchiata in un angolo del letto e hai abbracciato il cuscino per avere l’illusione di sentirti meno sola.<br />
È passato tanto tempo eppure cerchi ancora di tenere il suo respiro ansimante incollato al tuo, cerchi ancora di tenere la sua pelle incollata alla tua. Cerchi ancora il suo sguardo in mezzo alla folla.
Cerchi ancora le sue mani quando ti stanchi di fingere, quando finalmente riesci a riconoscerti, ad essere te stessa.<br />
Avete fatto l’amore ed è stato dolce, ed è stato violento. Una violenza sottile, un dolore a metà sublimato dalla certezza del momento.<br />
Hai goduto e ti sei fatta godere.
E hai pianto.
E lo vuoi di nuovo, ancora. E lo rivorrai sempre.<br />
<br />
<br />
Ti sei aggrappata alla sua carne sperando ti reggesse e così non è stato.<br />
<br />
<br />
E ora non riesci più a rialzarti.
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
I tried to <i>love</i> you I thought I could </div>
<div style="text-align: center;">
I tried to <i>own</i> you I thought I would </div>
<div style="text-align: center;">
<i>I want to peel the skin from your face </i></div>
<div style="text-align: center;">
Before the real you lays to waste </div>
<div style="text-align: center;">
You told me I'm the only one </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Sweet little angel you should have run </div>
<div style="text-align: center;">
Lying, crying, dying to leave </div>
<div style="text-align: center;">
Innocence creates my hell </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Cheating myself still you know more </div>
<div style="text-align: center;">
It would be so easy with a whore </div>
<div style="text-align: center;">
Try to understand me little girl </div>
<div style="text-align: center;">
My twisted passion to be your world </div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Lost inside my sick head </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>I live for you but I'm not alive </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>Take my hand before I kill </i></div>
<div style="text-align: center;">
<i>I still love you, but, I still burn </i></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
Yeah, love, hate, love</div>
<div style="text-align: center;">
Yeah, love, hate, love</div>
<div style="text-align: center;">
Yeah, love, hate, love</div>
<div style="text-align: center;">
Oh, Love, hate, love </div>
<div style="text-align: center;">
Yeah, Love, hate, love</div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/l9jX1KAKp78/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/l9jX1KAKp78?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-51068617166844465032015-01-18T19:56:00.001+01:002015-08-22T19:35:45.810+02:00Io, Archimede e i Led a Cellino San Marco. -Pt.2<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
Pt.2: Lettera delirante ad Archimede, brandelli sparsi e rovinose cadute.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Vai a dormire e nell'attimo esatto in cui il tuo cervello entra nella
fase onirica vedi quella figura di prima. Non è più così netta, ma ancora c'è.
Non sai per quanto rimarrà, o forse sì, solo che non ci vuoi pensare. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
E’ ancora lì. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Fa parte di te. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Ti parla ancora di te e tu hai ancora il suo nome sulla punta della
lingua quando ti chiedono cos’hai dentro. E per non pronunciarlo non ne parli
mai. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Per non pronunciare quel fottuto nome la mattina ti alzi, conti le
calorie di quello che mangi, ti piastri i capelli, sfoggi i tuoi smokey eyes
migliori ed esci di casa. Affronti i tuoi amici che ti chiedono come stai,
affronti i tuoi che ripetono spasmodicamente che l’esame è vicino, affronti i
tuoi paragrafi, sfidi a duello i libri, gli autori, la critica al naturalismo e
le leggi di Maloone. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
In pratica, rimetti insieme i pezzi. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Cerchi i frammenti più piccoli, quelli che si sono nascosti vicino al piede del letto, e incolli tutto. E
ci riesci anche. Ora è tutto come prima. Sei tornata alla realtà, a quella promettente,
soddisfacente e intrigante realtà che sa di desolazione. Il cuore pompa il
sangue, respiri autonomamente. Sei viva. Il mondo intorno a te ha ripreso a
girare, le profumerie in centro fanno orario continuato, c’è umidità in piazza
del Ferrarese e sta per piovere; le persone cammino a passo veloce, quasi
corrono, hanno fretta, e per la fretta qualcuno rischia di lussarti una spalla
con un’ enorme borsa firmata e stracolma di roba. E sei soddisfatta, sei
felice. Non ti manca nulla: hai un tetto sulla testa, dei genitori attenti e
premurosi, hai anche un fratello a cui stai antipatica ma che senza di te non
ci saprebbe proprio stare, hai una buona quantità di amici, magari non tutti
vicini ma sicuramente tutti presenti, hai un futuro davanti, degli obiettivi, e
poi ancora hai dei sogni, delle speranze, hai la tua musica e i tuoi libri. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Stai bene. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Finchè un giorno, un giorno qualsiasi in cui metti i tuoi jeans
preferiti e una maglietta scollata, incontri –per l’equilibrio karmico o divina
provvidenza di cui sopra- quello stesso sguardo negli occhi di un passante che
un po’ gli somiglia. Improvvisamente noti come il tipo del bar, quello che
pulisce il bancone dalle briciole di brioche, ha i capelli a fungo come la
figura che ancora tormenta le tue già scarse ore di sonno. Il taglio del viso
di uno sconosciuto, una risata che riecheggia in strada, una canzone di
sottofondo dentro a un negozio, un ciglio che cade sulla guancia quando metti
il mascara, la spilletta sul giubbotto di un collega. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Un dettaglio. Un dettaglio molto, molto loquace, quasi logorroico. Un
dettaglio che ti racconta di quel viaggio, di quello svincolo fra Seattle e
Cellino, di quella volta in cui hai chiuso la chiamata alle prime luci
dell’alba, di quella volta che eri in giro con le amiche, si alzò un po’ di
vento e spuntò il suo profumo dal nulla. Un dettaglio che parla di altri
dettagli. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Non ti scriverò di lui come si parla di una ferita, non fa più così
male. Forse riesco a dire che fa quasi bene.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Caro Archimede, lui è ancora qui. E non gridare “Eureka!”, non questa
volta. Non è una trovata, non l’ho trovato. Al massimo si potrebbe dire che ci
siamo persi. Mi piace crede che, forse, non ci siamo persi del tutto.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Perché gli ho creduto. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Ho creduto fin da subito alla sua sincerità e ai suoi occhi grandi e
tondi, fin da subito ho avuto fiducia nella sua risata confortante e nelle sue
poesie. Probabilmente adesso dirai che non avrei mai dovuto: ti sbagli. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Vedi, lui è un’ombra e il fatto che lui sia ancora un’ombra lo rende
intramontabile. E il fatto che sia intramontabile tradisce ancora una certa
stabilità, dietro al terremoto. Come se il mare in superficie fosse increspato
ma i suoi fondali fossero placidi. Come se fossimo due estrani visceralmente
legati. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Sì, visceralmente. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Sì... Estranei. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Ti parlerò di lui come si parla di un filo blu. Un filo che ho cercato
di ignorare e di cui lui probabilmente
si sarà dimenticato. Un latente, silenzioso, sottilissimo, filo blu. Un filo
che abbiamo tessuto piano, costantemente. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Oserei dire: faticosamente.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Pensi sia stato facile, per me, tessere quel filo? No, Archimede, non
lo è stato. Non è stato facile fare promesse, ma devo dirti che è stato
insolitamente facile mantenerle. Ci ho impiegato un bel po’ nel dirgli che non
lo avrei lasciato cadere. Mantenere quella promessa fino all'ultimo è stato un
atto di fede, di coraggio: per questo dico che è stato facile. Perché ci ho
creduto. Ho creduto a quel filo che adesso si è spezzato e che mi è rimasto in
mano. Un filo che si è lacerato attraverso prolungati momenti di silenzio e di
menefreghismo. E di orgoglio. Sì, Archimede, di orgoglio. L’orgoglio che uso
per anestetizzarmi dal dolore. Ma come posso anestetizzarmi da qualcosa che non
so cos'è? E quindi ne è valsa la pena mettere l’orgoglio, il dolore e il
rancore da parte, ne è valsa la pena cadere di nuovo, e poi ancora e ancora e
ancora. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Ne è valsa arrogarsi il merito di aver salvato la vita a qualcuno,
prenderlo in braccio come si farebbe con un cucciolo impaurito trovato sul
ciglio della strada. Prenderlo per capelli e dirgli che non l’avrei lasciato
cadere. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
E poi a cadere sono stata io. Che ridere, eh, Archimede? </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Ne è valsa la pena svuotarsi, distruggersi. Tagliarsi in due, poi in
quattro, poi in sedici e così via. Farsi a brandelli in modo esponenziale e poi
cospargersi di sale. Provare un dolore così intenso da ridergli in faccia.
Soffocare. Soffocare il pianto, soffocare il dolore, soffocare i pensieri. Ho
trattenuto il fiato fino ad esplodere. E io oggi sono esplosa. È esploso tutto,
è crollato tutto di nuovo; il pavimento, i muri, la stanza, l’intero quartiere,
l’intero mondo oggi è crollato sotto i miei piedi. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Domani mattina non mi alzerò presto, non metterò i miei jeans
preferiti, non farò una passeggiata in centro né aspetterò che il caffè si geli
mentre leggo un libro. Domani mattina prenderò in mano quello che resta di me,
butterò via i frammenti che sono caduti per l’ennesima volta a terra, e
imparerò a convivere con quella sensazione densa e strana, con quel dolore che
si ha quando si perde qualcuno di importante. Imparerò a convivere con i
ricordi e con le cicatrici, non fingerò più che quel loro sapore sia dolce,
perché non lo è, non lo è per niente. Imparerò a convivere con il sapore aspro
che, ancora, mi è rimasto in bocca. Ho deciso che mollo tutto e non lotto più,
non serve. È come lanciare un boomerang che tanto ti ritorna dritto dritto in
fronte e ti lascia a terra rincoglionito. Non lotto più. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
Non eviterò più le domande degli amici, non eviterò lo sguardo
inquisitore dei miei. E griderò il suo nome quando il dolore sarà così forte da
sentirne il peso sullo sterno. Mi lascerò cadere, che aggrapparsi non serve a
nulla. Toccherò il fondo e quando l’avrò trovato inizierò a scavare. E sarà
bello poi riuscire a guardarli tutti dal basso, riuscire a ridere della loro
gioia effimera e spensieratezza. Sarà bello mettere le mani in tasca e toccare
quel filo spezzato e riuscire a parlare di lui come un lumicino che, per quanto lontano, fa ancora tanta luce.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-52700130693143338052015-01-17T01:39:00.001+01:002015-01-18T19:54:41.508+01:00Io, Archimede e i Led a Cellino San Marco. -Pt.1<div dir="ltr" style="text-align: center;">
Pt.1: Viaggi, funghi e terremoti</div>
<div dir="ltr" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div dir="ltr">
Tutto capita per una determinata ragione. <br />
Rettifico: TUTTI capitano per una determinata ragione. Come se ci fosse una sorta di equilibrio karmico, forse un po' squilibrato. Ma ha un senso che a un certo punto diviene lampante. <br />
I credenti lo chiamano disegno divino. Altri lo chiamano destino. <br />
Io, personalmente, ancora non gli ho dato un nome. </div>
<div dir="ltr">
Ci capitano fra i piedi persone quasi insignificanti, che per quieto vivere ci sforziamo di amare, mentiamo a tutti, finanche a noi stessi, dicendo di amare quelle persone per poi guardarci dentro e capire che così, in fondo in fondo, non è. Fingiamo i rapporti. Amici, fidanzati. Fantocci. Sono quelle le persone a cui più facciamo del male, più o meno consapevolmente; sono quelle le persone a cui diamo il peggio di noi e sono sempre quelle le persone che imparano ad amare anche e SOPRATTUTTO il peggio di noi: i nostri silenzi, i nostri finti sms, i nostri difetti, le nostre mancanze di tempo, alcune volte anche di rispetto, nonché le abominevoli quantità di scuse banali e poco credibili. Ovviamente, costoro sono i primi esseri umani sulla lista intitolata "gente di cui non mi frega un cazzo in ordine random". <br />
Poi, succede che un giorno ti svegli di buon mattino. Prendi il treno, vai all'università. Prendi appunti, studi. Prendi un caffè al bar, guardi la vetrina di un negozio in centro. Perdi un treno, un autobus, torni due ore dopo. Vivi. <br />
E altre persone, altrettanto vive, ti pestano i piedi sul bus, ti strisciano con la borsa mentre camminano, si mettono a gridare in biblioteca e riempiono di briciole di brioches il bancone del bar. La vita ti scorre davanti e succede che un giorno, un giorno qualsiasi, quando finisci un paragrafo e il caffè è ormai gelido, improvvisamente, te ne rendi conto. <br />
E' come una rivelazione! L'Archimede che è in te grida: "eureka!". <br />
L'essere umano moribondo che è in te si limita a guardarsi intorno. <br />
E mentre tu ti guardi intorno e vedi la vita scorrere, nel frattempo, lentamente, c'è qualcuno che faticosamente si fa spazio fra i tuoi impegni, fra i tuoi appunti, fra i tuoi libri, fra i tuoi treni, fra le tue scuse. Fra le tue insicurezze, fra le tue paure. <br />
Lentamente, inesorabilmente, e senza che tu te ne renda conto. Quasi dolcemente. In termine giuridico si potrebbe quasi dire 'abuso di sorrisi' o 'violazione degli impegni'. <br />
Un giorno, mentre osservi il tempo scorrere, in mezzo a tutto il casino della stanza, in mezzo alle date degli appelli, in mezzo alle pagine che ti mancano per sentirti pronta per un esame, fra una rotazione consonantica e la biografia di quello stronzo di Husserl, prende nitidezza, lentamente, una figura esile, un po' goffa, con i capelli a fungo, le orecchie a sventola e gli occhi grandi, forse un po' a palla.<br />
D'un tratto, il casino. <br />
Ti crolla il terreno sotto ai piedi. Così, come un fulmine a ciel sereno. Tu stai lì tranquilla per i cazzi tuoi, ti stai infilando il pigiama per andare a dormire e il lampadario prende a dondolare spasmodicamente mentre il muro si riempie di crepe e il soffitto inizia a franare sui tuoi capelli ancora un po' umidi dopo la doccia, sui tuoi evidenziatori colorati sparsi sulla scrivania, sui tuoi libri letti a metà e capiti per un quarto. <br />
E' il panico. <br />
Sei in ciabatte e in pigiama, completamente sola in casa, è notte fonda e la tua stanza crolla, puoi percepire il cedere delle fondamenta sotto ai tuoi piedi. Prendi quello che riesci, quello che puoi, prima di finire schiacciata dal peso dei muri portanti. Prendi il telefono, così, d'istinto, è indispensabile, serve per twittare e per chiedere aiuto; prendi il cappotto che fa freddo, prendi una buona dose di coraggio, prendi quello che hai di più caro sullo scaffale dei bei ricordi -sms, foto, aneddoti vari, posti, luoghi, paesaggi, sale d'attesa- e ti fiondi giù in strada. E lì, ad aspettarti, con lo sportello già aperto e il motore già in folle, nel silenzio della notte, ci sarà quella famosa figura, ormai decisamente netta, nitida, di cui parlavo qualche rigo più su. Sali in macchina e vai. Non sai dove, non sai perchè, non sai se tornerai ed eventualmente quando e in che condizioni. <br />
Insieme macinate i chilometri come se il carburante fosse infinito e gratuito. Macinate chilometri di parole, di confessioni inconfessabili, milioni di chilometri di poesie e canzoni, chilometri e chilometri e chilometri di note musicali, di bellissime melodie. Sembra tutto così surreale, così bello da sembrare finto, sembra quasi un sogno. Ma è la realtà e stai vivendo. Non stai più respirando mentre prendi gli appunti, stai proprio vivendo. Il cuore non sta più pompando litri di sangue, sta proprio battendo. La pioggia non è più un qualsiasi comunissimo fenomeno atmosferico, diventa un segno della provvidenza divina, diventa una prova scientifica e inconfutabile che il destino c'è, esiste, e non è mai stato così tangibile come allora. E quando l'Archimede che è in te se ne rendo conto, non grida più "eureka!", si limita a sospirare, spaventato, un rantolo che sa di "oh cazzo, è la fine". <br />
Intanto, tu e quello stronzo con i capelli a fungo siete ancora in auto che vagate senza sosta da giorni, probabilmente da settimane. Per quanto ne sai, potresti essere sulla circonvallazione di Seattle e poi magari state solo in una sperdutissima e inculatissima zona periferica di Squinzano... Ma non importa. <br />
New York, Boston, Baltimora, Londra, Seattle, Berlino, Nizza, Antibes o Cellino San Marco, non importa. Che quella lì all'orizzonte sia la torre Eiffel o il Big Ben, la statua della libertà o un sopraelevatissimo Sant'Oronzo con la mano a forma di "3", non è importante. Ora come ora sarebbe fighissima anche l'insegna mezza rotta della Conad, chissenefrega. Sei macchina con quello stronzo, al momento c'è un pezzo dei Led, uno qualsiasi di cui canti tutto il testo, senza azzeccare una nota nemmeno per sbaglio fino ad avare un po' di raucedine, e sei così dannatamente viva. Quasi del tutto afona ma viva. <br />
E prima che i tuoi moribondi Ich e Uber-Ich si rendano conto dell'idillio di quel viaggio, stai facendo un bilancio vago e disordinato dei chilometri, delle poesie, delle canzoni. E quasi sicuramente uscirà fuori quello che in gergo è detto 'utile'. Cioè un guadagno. Perchè quando ami, tutto ciò che investi ti ritorna indietro con gli interessi. La linfa vitale e le energie che hai dato, che ti senti di aver perso, ti ritornano in tasca sotto forma di insegnamenti. Insegnamenti a volte a forma di muri, altre volte a forma di ponti. <br />
Intanto, mentre sei sulla strada del ritorno, visto che il suddetto stronzo ti ha lasciata a piedi, sotto l'acquazzone, hai la calcolatrice in mano, e tu, stupida, rimpiangi di avergli dato il tuo giubbotto. Ormai l'Archimede che è in te ti ha allegramente mandata a cagare; se ne sta zitto, in camera tua, a guardare "Il trono di Spade" in streaming e tutto intorno c'è il casino che avevi lasciato quando eri andata via. Libri, evidenziatori, appunti. Sta tutto lì. Le pareti sono integre, il pavimento pure, il lampadario è fermo e si sentono le voci dei tuoi e di tuo fratello provenire dalle altre stanze. Sei a casa, e casa tua non è mai stata così estranea ai tuoi occhi, prima di allora. Ci si sente così quando si torna dalle gite scolastiche o dai viaggi di studio, ci si sente estranei in casa propria, sconosciuti nei propri corpi. <br />
Prendi un foglio e scrivi, metti in conto tutto. E ti rendi conto che quando eri in macchina, fra Seattle e Cellino, fra la torre Eiffel e la Conad, tu e quello stronzo stavate cantando 'Babe I'm gonna leave you'. Sapevi che saresti partita e sapevi che saresti tornata. E soprattutto sapevi che saresti tornata con i vestiti laceri e in condizioni pietose, è solo che non sapevi quando. <br />
Ora, però, hai capito perchè. <br />
Adesso è proprio tardi, Archimede è andato a dormire, i tuoi Ich e Uber-Ich appresso a lui. Tu intanto ti sei data una bella ripulita, hai spuntato il ciuffo, ti sei infilata il pigiama appena stirato, che ancora è caldo e profuma di ammorbidente, stai sistemando gli appunti e la cartella e controlli di aver messo la sveglia, perchè sei tornata a respirare e se domani perdi il treno non è più un magico segno della divina provvidenza: se domani perdi il treno te la prendi nel culo perchè salterai per l'ennesima volta il lettorato di inglese e già sai che la tua pronuncia fa più che schifo.</div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-72276632787401321622014-12-29T06:10:00.001+01:002014-12-29T06:10:15.916+01:00Mi scopro a odiarti quando le tue paure, le tue viltà e insicurezze prendono il sopravvento.
Mi scopro a odiare me stessa quando non sono in grado di odiare te, quando tutto intorno a me si riempie di neve e non riesco a cancellare le impronte che fai quando vai via.
Sei in grado di far cadere a terra ogni pezzo che prendo in mano per cercare di ricomporre me stessa..e poi finisce che non riesco più a ricomporre nulla, finisce che nemmeno ci provo più.Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-53836473598581385862014-11-21T12:43:00.000+01:002015-01-17T01:44:08.146+01:00Saudade.. Saudade è una parola portoghese, si legge "<i>saudadi</i>". E' praticamente intraducibile, descrive un sentimento di malinconia, nostalgia, tormento, di perdita. <b><a href="https://www.youtube.com/watch?v=hKnF293ERNA" target="_blank">Gilberto Gil</a></b> cantava:<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: inherit; font-size: x-small;">Toda saudade é a presença<br />Da ausência de alguém<br />De algum lugar<br />De algo enfim<br />Súbito o não<br />Toma forma de sim<br />Como se a escuridão<br />Se pusesse a luzir<br />Da própria ausência de luz<br />O clarão se produz<br />O sol na solidão<br />Toda saudade é um capuz<br />Transparente<br />Que veda<br />E ao mesmo tempo<br />Traz a visão<br />Do que não se pode ver<br />Porque se deixou pra trás<br />Mas que se guardou no coração</span></blockquote>
E cioè:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;">Ogni saudade è la <b>presenza dell`assenza </b></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><span style="background-color: white;">Di <b>qualcuno</b>, un <b>luogo</b> o un <b>qualcosa</b>, </span></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><span style="background-color: white;">infine u</span><span style="background-color: white;">n improvviso no che si trasforma in sì</span></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><span style="background-color: white;"><b>Come se il buio potesse illuminarsi. </b></span></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><span style="background-color: white;">Della stessa assenza di luce </span></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><span style="background-color: white;">Il chiarore si produce, </span></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><span style="background-color: white;">Il sole nella solitudine. </span></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><b><span style="background-color: white;">Ogni saudade è un capsula trasparente </span></b></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><b><span style="background-color: white;">Che sigilla e nel contempo porta la visione </span></b></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><b><span style="background-color: white;">Di ciò che non si può vedere </span></b></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><b><span style="background-color: white;">Che si è lasciato dietro di sé </span></b></span></i><i><span style="font-family: inherit; font-size: x-small;"><b><span style="background-color: white;">Ma che si conserva nel proprio cuore.</span></b></span></i></blockquote>
<br />
E' il sentimento che provo al ritorno di un viaggio. E' ciò che sto provando ora, in questo preciso momento. E' la presenza dell'assenza di qualcuno, qualcuno che pare abbia detto no, è il sentimento che provo in attesa che quel no si trasformi in sì, sperando che il buio si possa illuminare. E' il lato oscuro della speranza.<br />
<br />
<br />Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-25817143199798859912014-11-21T03:06:00.002+01:002014-11-21T03:06:51.310+01:00<div style="background-color: white; color: #141823; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin: 0px 0px 6px; outline: none; padding: 0px; text-align: justify;">
"Si chiama nostalgia,<br />e serve a ricordarci che per fortuna,<br />siamo anche fragili".</div>
<div style="background-color: white; color: #141823; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin: 6px 0px 0px; outline: none; padding: 0px; text-align: justify;">
[C. Pavese]</div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-44866638878156605102014-11-14T00:59:00.001+01:002014-11-19T00:02:13.069+01:00Sento il tuo disordine <br />
e lo comparo al mio. C’è<br />
somiglianza. C’è lo stesso slabbro<br />
di ferite identiche. C’è tutta la voglia<br />
di un passo largo in una terra<br />
sgombra che non troviamo.<br />
Sento il tuo respiro schiacciato<br />
lo sento somigliante<br />
ti sento piano morire<br />
come me che non controllo<br />
l’accensione del sangue.<br />
<br />
[...]
<br />
<div style="text-align: right;">
M. Gualtieri, </div>
<div style="text-align: right;">
"Senza polvere e senza peso", </div>
<div style="text-align: right;">
Einaudi, 2006</div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-4039812903773639782014-10-19T01:31:00.002+02:002014-10-19T01:39:33.430+02:00There's a love that knows the way.. <div class="MsoNormal">
Io e lui siamo sostanzialmente fatti per amarci e scappare,
respingerci, volerci e mancarci: due animali che si mordono e si leccano le
reciproche ferite. Siamo fatti per ferirci e curarci.</div>
<div class="MsoNormal">
Due spadaccini che si feriscono per la sadica gioia di
vedere il sangue grondare. E tamponarlo. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Chiedersi scusa e mandarsi a fanculo.
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Due rette che viaggiano in parallelo senza toccarsi mai, due
solitudini d’acciaio che non vogliono e non riescono a fondersi, due labbra che
si cercano, si trovano...e non si sfiorano. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Diverse lingue, diversi oceani, opposti e vicini, vicini ma
non adiacenti. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ore di schiaffi, di profumi, di morsi e unghie nella
schiena. Ore di silenzi. E di abbracci. E di carezze. E di morsi. E di graffi. </div>
<div class="MsoNormal">
<i>Il confine fra amore e dolore non è mai stato tanto flebile.
</i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ho visto i muri invalicabili intorno al suo cuore e ho
cercato di scalfirli con le unghie e con gli abbracci, per lasciare cento segni sulla pelle e uno nel cuore. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Tutto questo, per la gloria di un bacio. </div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<i>Un bacio, cosa vuoi di più?</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<i><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: left;">
<i><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><a href="https://www.youtube.com/watch?v=gG7YDCJ8Ad8" target="_blank">There's a love that knows the way..</a></span>. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;">Don't forget me, I can't hide it </span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;">Come again and get me excited.</span> </div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-48404546918205926412014-10-05T12:25:00.003+02:002014-10-05T13:25:46.784+02:0016 settembre '14<br />
<br />
<div style="; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin-bottom: 6px;">
"Coppia": composta da due persone che scelgono di stare insieme.<br />
"Amore" è altro, e con il concetto di coppia non ha quasi nulla a che vedere.<br />
Si sceglie di stare insieme, spesso -ma non sempre-, per sentirsi meno soli. Svendiamo noi stessi, il nostro tempo e le nostre attenzioni, illudendoci di amare, o di essere amati a nostra volta, per il bisogno effimero di guardarsi di fianco e trovare qualcuno.<br />
Perchè trovare qualcuno al nostro fianco, ci fa illudere di essere meno soli. Ci penserà il tempo ad insegnarci che non ci sentiremo più soli solo quando avremo il deserto intorno a noi, e ci guarderemo dentro, nel profondo.<br />
E, nel profondo, troveremo qualcuno. Qualcuno con cui probabilmente non avremmo condiviso passeggiate romantiche in riva alla spiaggia, con cui non avremmo mai festeggiato san Valentino, qualcuno che non avremmo mai presentato ai genitori. Ma qualcuno che ha camminato sui nostri passi, non a fianco a noi ma DENTRO di noi. Qualcuno che ormai fa parte di noi come un muscolo o un lembo di pelle. Qualcuno che ha abbassato le proprie difese ai nostri piedi, 'spogliandosi' di ogni guscio, qualcuno che si è reso vulnerabile ai nostri occhi, sapendo che non sarebbe mai stato ferito. Qualcuno per cui vale la pena 'spogliarsi' a propria volta, a cui mostrare le nudità dei propri oceani, dei propri sguardi. Qualcuno di cui amare i silenzi e le urla, le mani tremanti e le poesie. Qualcuno a cui legarsi in modo viscerale, qualcuno che si aggrappi a noi altrettanto visceralmente.<br />
Le coppie, spesso -ma non sempre-, sono troppo impegnate a scattarsi i selfie e non hanno tempo, non hanno voglia o non hanno la giusta empatia per capire i silenzi dell'altro, ammesso che siano in grado di ascoltare questi silenzi. Le coppie...fanno le coppie. Stanno insieme, semplicemente. Guardano film, vanno a cena, escono, macinano i km con la macchina per trovare qualcosa di carino da fare la sera. Che per carità, va benissimo!<br />
Le persone che si amano, o che si sono amate, invece, sanno di appartenersi reciprocamente. Le persone che si amano, o che si sono amate, saranno sempre, sempre, sempre e reciprocamente, ognuno dentro l'oceano dell'altro, dentro gli abissi dell'altro, dentro ai silenzi, agli spigoli, alle debolezze e alle poesie dell'altro. Si sono appartenuti e si apparterranno sempre, succeda quel che succeda. Ed è un legame che non ha paura del tempo, della distanza, delle parole. Perché tu fra dieci anni puoi anche cambiare continente, puoi anche iniziare a parlare esclusivamente un'altra lingua, ma se per una volta nella tua vita hai amato e sei stato amato allo stesso modo, avrai sempre dentro di te un pezzo di quella persona, avrai addosso sempre i residui di quel legame, per quanto vecchio e lontano dal tuo presente. E sai con certezza che dall'altro capo del filo, ci sarà sempre lui, con un pezzo di te dentro di sé. Perchè semplicemente legami così sono innati e destinati ad essere, non hanno bisogno di essere coltivati, basta il silenzio, basta una mano che trema.<br />
Sono legami così leggeri.. eppure così pesanti da portarsi dentro. Perché fanno paura. E alla paura dell'Amore, purtroppo, spesso, si preferisce svendersi alla mediocrità del buio..finchè poi non ci si guarda nuovamente dentro. E ci si ritrova.</div>
<div style="background-color: white; color: #141823; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, 'lucida grande', tahoma, verdana, arial, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 19.3199996948242px; margin-top: 6px;">
<a href="https://www.youtube.com/watch?v=CvIladVvZC8" rel="nofollow" style="color: #3b5998; cursor: pointer; text-decoration: none;" target="_blank">https://www.youtube.com/watch?v=CvIladVvZC8</a></div>
Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-61225072298569327782014-09-30T14:44:00.001+02:002014-10-05T12:25:47.888+02:00"..Appartengo a un altro tempo scritto sopra le mie dita,<br />
con i segni di chitarra che mi rigano la vita.<br />
Io l'ho vista la bellezza e ce l'ho stampata in cuore,<br />
imbranata giovinezza a ogni antico nuovo amore.<br />
Io non appartengo più,<br />
mi fa ridere lo ammetto,<br />
ma vi giuro non lo faccio per malinconia o dispetto.<br />
Non lo dico per stanchezza,<br />
al calar del sipario su spettatori immaginari<br />
sono gli uomini la stizza,<br />
sono i loro stupidari.<br />
Così corrono ad Oriente e non c'è stella cometa<br />
e moltiplicano il niente per chiamarlo ancora vita,<br />
come chi ha dimenticato,<br />
come chi non ha provato,<br />
come chi si è sorpassato,<br />
non si è visto e ha continuato.<br />
Io non appartengo a un tempo<br />
che non mi ha insegnato niente tranne che puoi esser uomo<br />
ma non diventare gente.<br />
Io volevo ed erano voli<br />
di uno sparso, antico sogno,<br />
per non rimanere soli, accecati nell'abbaglio..."<br />
<br />
R. VecchioniGiulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-56004531338644298692014-08-31T19:54:00.001+02:002014-08-31T19:54:28.104+02:00Andare avanti e lottare.<br />
Contro sè stesse. Contro le proprie insicurezze. Contro i propri pezzi di vetro caduti e frantumati a terra.<br />
Andare avanti e camminare a piedi nudi sopra a quei pezzi di vetro.<br />
Andare avanti e abbattere i ponti per costruire i muri.<br />
Andare avanti e ricucirsi le ferite. Da sola.<br />
Andare avanti e promettersi di essere forte, da sola. Sempre.<br />
Andare avanti e farsi svuotare. E cercare di riempirsi. E sentirsi sempre più nulla, non sentire più nulla o sentirsi sempre più distrutta.<br />
Raccogliere le macerie e metterle da parte non è mai stato così difficile.<br />
Perchè il dolore più profondo e intenso non gronda dagli occhi. Il dolore ti cambia gli occhi, te li spegne. Ti annienta. Ti svuota. E sai che l'unica mano tesa ad aiutarti è solo la tua.<br />
Non serve parlare, non serve scrivere, non serve uscire, non serve circondarsi di persone, non serve essere salvati. Perchè l'unica persona in grado di salvarmi, sono io. E io non mi trovo già da un po'. E' da un po' che mi guardo nello specchio come fossi al quarto piano.. e rimango lì, a guardarmi ancora un po'..<br />
Ci sono briciole di me lungo il mio cammino, tant'è che ormai, di me, non è rimasto quasi niente. A parte qualche guscio rotto, qualche frammento, qualche mattone e un ponte abbandonato.Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7646398244579768287.post-33842347787112159072014-08-27T18:06:00.001+02:002014-08-27T18:06:35.731+02:00ci sono legami che percepiamo come tali solo perchè ci vogliamo illudere..<br />
non esiste nessuna mela, nessun cesto di frutta, nessun cammino, nessuna lingua in comune..non esiste niente di tutto questo..<br />
esistono solo dei castelli di carte di merda che il vento e il silenzio hanno magistralmente spazzato via..<br />
<br />
ma va bene così, andiamo avanti comunque..Giulia http://www.blogger.com/profile/15638111081743769196noreply@blogger.com0