Spegniti prima che puoi

 La rabbia dei vent'anni che volgono al termine e l'incertezza del futuro e la paura del passato, la consapevolezza di essere invecchiati senza essere cresciuti, senza aver mai vissuto davvero. La lista di cose che rimpiangi di non aver mai fatto, che non hai mai potuto fare, la voglia di farle e la consapevolezza che si è troppo vecchi per farle ora. Il peso degli anni, gli acciacchi, le rughe, i farmaci e gli effetti collaterali, la stanchezza del corpo, dello sguardo, nel sorriso, nell'animo.

Sono stanca, ho sonno. 

L'amara consapevolezza che il tempo perso non te lo ridarà mai nessuno, men che mai il tempo che ti è stato rubato. E ora i treni che non hai potuto prendere, gli arei che ti sono volati sulla testa e su cui avresti voluto volare, ormai sono andati, completamente spariti dai radar. E chissà dove ti avrebbero portato. 

Gli amici che si sposano, quelli che partono, quelli che muoiono. Quelli che ti hanno ferita, quelli che hai ferito tu. Quelli che non ti hanno mai capito, e quelli con cui non hai nemmeno bisogno di parlare. Quelli che sono cresciuti, cambiati, che hanno preso il volo, e tu che attonita li guardai brillare. Persone che sono cimiteri dei tuoi sogni infranti, così lotani da sembrare irrealizzabili con lo sguardo di oggi.    

Tutte le volte in cui avresti voluto gridare, e non lo hai fatto. Tutte le ferite che hai finto di non avere. lo stoico silenzio sostanziale di una logorrea torrenziale. Un peso che ti comprime il petto da una vita, e non sai cos'è. O meglio, lo sai, ma hai paura ad ammetterlo: sei tu. Il tuo peso nel petto, sei tu. Il tuo rimpianto più grande, sei tu. Il rimorso di cui più ti vergogni, sei tu.  


Voglio un passato migliore. 





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