Un rifugio, una foto, qualche ricordo e mille macerie.
Succede che una sera di queste, di ritorno da un concertino live in acustico, capisci che la felicità e la tristezza non sono due poli contrapposti, due lati distinti di una stessa medaglia, ma possono, talvolta, miscelarsi e dar vita a sfumature proprie, ibride. Succede che una sera come queste ti senti il cuore triste, pesante e leggero, e allora scrivi, perchè scrivere è il tuo rifugio, il tuo nido, è una madre affettuosa, la carezza di un padre apprensivo, e scrivi, perchè l'arte non nasce mai dalla felicità, e uno si rintana nel suo nido solo quando fa freddo, o piove, o c'è troppo caldo e troppo sole. E scrivo, perchè so chi sono eppure non mi riconosco più. Scrivo per dare voce alla donna bambina chiusa dentro la scatola di pensieri che nascondo in un cassetto dentro al cuore. Scrivo di un dolore che non passa, che rimane, di un velo di malinconia sottile che resta a coprire il più raggiante dei sorrisi. Scrivo, perchè senza questo non saprei dove andare.