Appunti di una pendolare

Mi mancava l'odore del treno, quell'odore fastidioso e pungente di plastica surriscaldata, di lieve torpore di passeggeri anonimi.
Mi mancava osservare il paesaggio scorrere attraverso gli occhi trasparenti dei finestrini sporchi. Le campagne, i terreni umidi di umori invernali, alberi a volte maestosi e volte gracili, rinsecchiti, sparuti.
E poi il cielo infinito nel suo imponente azzurro, e i suoi misteri di nuvole e sole. Mi mancava lo stridere dei freni, l'urlo delle vecchie rotaie arrugginite che ruggiscono ad ogni sosta e ad ogni ripartire, e poi il brusio pesante e cadenzato, lo scivolare altalenante e traballante lungo i binari.
Mi mancava salire sul treno e osservare i mille volti e colori di un viaggio, di chi sale, chi scende, chi parte e chi arriva, chi legge, chi studia e chi scrive... e scrive, cercando di scorgere il mare al di là delle chiome sospese nel cielo come stormi d'ulivi.

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